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08 July 2025

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[Gaza] Un genocidio cultuare, l’assassinio di Refaat Alareer

Il poeta palestinese Refaat Alareer ucciso da un attacco israeliano a Gaza
Professore di letteratura inglese all’Università Islamica di Gaza, dove insegnava anche Shakespeare, Refaat Alareer era uno dei cofondatori del progetto “We are not numbers” (“Non siamo numeri”), che mette insieme scrittori di Gaza a “mentori” all’estero che supportano la scrittura in lingua inglese di storie sulla loro realtà.

Il poeta palestinese Refaat Alareer, una delle figure di spicco di una giovane generazione di autori di Gaza che hanno scelto di scrivere in inglese per raccontare la loro storia, è stato ucciso in un attacco israeliano, come hanno annunciato i suoi familiari nella notte tra giovedì e venerdì.

“L’assassinio di Refaat è tragico, doloroso e scandaloso. È una perdita immensa”, ha commentato su X il suo amico Ahmed Alnaouq dopo i raid mortali di giovedì sera nel nord della Striscia di Gaza. “Il mio cuore è spezzato, il mio amico e collega Refaat Alareer è stato ucciso con la sua famiglia pochi minuti fa (…) Non riesco a crederci. Ci piaceva andare insieme a raccogliere fragole”, ha scritto su Facebook il suo amico, il poeta gazawi Mosab Abu Toha. “Riposa in pace Refaat Alareer. Continueremo a essere guidati dalla tua saggezza, oggi e per l’eternità”, ha testimoniato su X l’autore e giornalista Ramzy Baroud. Anche il sito specializzato americano “Literary Hub” gli ha reso omaggio.

Professore di letteratura inglese all’Università Islamica di Gaza, dove insegnava anche Shakespeare, Refaat Alareer era uno dei cofondatori del progetto “We are not numbers” (“Non siamo numeri”), che abbina scrittori di Gaza a “mentori” all’estero che li aiutano a scrivere racconti in inglese sulla loro realtà. Aveva curato il libro “Gaza writes back”, cronache della vita a Gaza di giovani autori palestinesi, e pubblicato “Gaza unsilenced”, non ancora tradotti in francese.

Questa una poesia di Refaat Alareer

Se io dovessi morire
tu devi vivere
per raccontare la mia storia
per vendere tutte le mie cose
comprare un po’ di stoffa
e qualche filo,
per farne un aquilone
(magari bianco con una lunga coda)
in modo che un bambino,
da qualche parte a Gaza
fissando negli occhi il cielo
nell’attesa che suo padre
morto all’improvviso, senza dire addio
a nessuno
né al suo corpo
né a se stesso
veda l’aquilone, il mio
aquilone che hai fatto tu,
volare là in alto
e pensi per un attimo
che ci sia un angelo lì
a riportare amore.

Se dovessi morire
che porti allora una speranza
che la mia fine sia un racconto!