L’Università di Bologna ha espresso pubblicamente il proprio profondo sdegno di fronte all’escalation militare israeliana a Gaza e nei conflitti in corso nell’area mediorientale, sottolineando le catastrofiche conseguenze umanitarie e civili che queste azioni stanno provocando. L’Ateneo non si limita a una dichiarazione di principio, ma articola una presa di posizione netta, condannando con fermezza tutte le violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani commesse da Israele nella Striscia di Gaza e nei territori palestinesi occupati.
La posizione dell’Università di Bologna si inserisce in un contesto di crescente preoccupazione internazionale per le sorti dei civili palestinesi e per il rispetto dei principi fondamentali della convivenza pacifica tra i popoli. In particolare, l’Ateneo bolognese auspica il rafforzamento di tutte le iniziative diplomatiche e politiche volte a far cessare il conflitto nella Striscia di Gaza e a garantire la piena attuazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite relative ai rapporti tra Palestina e Israele.
L’Università fa inoltre riferimento alle ordinanze della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio, 28 marzo e 24 maggio 2024, che hanno esortato Israele a “adottare tutte le misure in suo potere per prevenire la commissione di tutti gli atti rientranti nell’ambito dell’articolo II della Convenzione sul genocidio” e a “prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio nei confronti del gruppo palestinese nella Striscia di Gaza”. Questi richiami alla legalità internazionale sono considerati fondamentali per contrastare ogni forma di violenza e di discriminazione.
L’Ateneo si schiera anche a favore del riconoscimento dello Stato palestinese, auspicando una soluzione politica che garantisca l’autodeterminazione del popolo palestinese. Inoltre, ribadisce il proprio impegno a vigilare costantemente sui progetti di ricerca e sulle collaborazioni scientifiche con università, aziende e istituzioni israeliane, al fine di escludere qualsiasi coinvolgimento in attività che possano violare il diritto internazionale, anche in materia di dual use (beni che possono avere usi civili e militari).
L’Università di Bologna si impegna a rafforzare le proprie iniziative accademiche, didattiche e umanitarie, orientate alla costruzione di una cultura della pace, della giustizia e della dignità condivisa. Questo impegno si traduce nel sostegno a partenariati accademici con istituzioni palestinesi e nel ruolo attivo dell’Ateneo come spazio critico e decoloniale, schierato contro ogni forma di oppressione, apartheid e violenza istituzionalizzata.
Infine, l’Università si propone come promotrice, sia in sede CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) sia presso il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), di una posizione condivisa delle università italiane a sostegno dell’autodeterminazione del popolo palestinese. Questa linea di condotta, coerente e trasparente, vuole essere un esempio di responsabilità etica e civile, che supera i confini accademici e si fa portavoce di valori universali di rispetto e convivenza pacifica.
Ancora troppo poco, e molto tardi.
Dal comunicato dell’Università di Bologna non emerge tuttavia alcun intento programmatico volto alla rimozione di Israele e delle sue istituzioni accademiche dall’elegibilità ai bandi Horizon, né viene avanzata una proposta concreta di esclusione sistematica. Questi bandi rappresentano uno strumento cruciale per la ricerca scientifica internazionale e, in alcuni casi, i risultati ottenuti possono avere ricadute anche sull’evoluzione delle tecnologie militari. L’Ateneo, pur manifestando una condanna ferma rispetto alle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, conferma la propria attenzione all’integrità dei progetti e delle collaborazioni, senza però formalizzare una linea di condotta che preveda la chiusura delle relazioni scientifiche con Israele o la sua esclusione dai principali programmi di ricerca europei.